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Approfondimenti – Vaginal Path Test

Vaginal Path Test

Il mantenimento di un fisiologico microbioma vaginale è associato ad uno stato di salute della donna, del partner e anche del nascituro. Uno shift dell’ecosistema microbico che porta a sviluppare infezioni, malattie o stati infiammatori oltre ad aumentare il rischio di contrarre alcune importanti malattie a trasmissione sessuale, provoca la disseminazione sistemica sia di sostanze tossiche che di mediatori dell’infiammazione che possono interferire attraverso diversi meccanismi, con la fertilità e il successo di una fecondazione assistita. Inoltre, in caso di gravidanza le infezioni ginecologiche possono favorire l’insorgenza di complicazioni ostetriche che possono sfociare in infezioni del liquido amniotico, corionamniosite, parti pretermine, nascite di basso peso, aborti e gravi danni al nascituro per contaminazione diretta dalla madre nel corso della gravidanza o durante il parto.

Un adeguato screening microbiologico è pertanto fondamentale per una corretta opera di prevenzione a livello ginecologico e ostetrico.
Il test VPT attraverso un unico tampone vaginale, consente di identificare la presenza dei microorganismi patogeni responsabili delle più comuni e importanti infezioni e malattie ostetrico-ginecologiche, attraverso innovative e sofisticate metodiche biomolecolari. I risultati ottenuti affiancheranno il clinico nella diagnosi e nell’impostazione di un’adeguata terapia antibiotica eventualmente integrata con probiotici, che contribuirà al ripristino del normale pH vaginale e del fisiologico ecosistema microbico. L’esecuzione di un eventuale antibiogramma associato all’indagine microbiologica potrà fornire al clinico l’indicazione del principio attivo maggiormente efficace relativamente ai patogeni individuati. La ripetizione del test VPT nel post terapia consentirà di valutarne l’efficacia evidenziando il ripristino di un assetto microbico caratteristico di uno stato di salute.
VPT è rivolto a tutte le donne che:

  • manifestano insolite perdite vaginali, lesioni, vesciche, dolore, prurito o altra sintomatologia ginecologica;
  • hanno difficoltà di concepimento
  • hanno avuto rapporti sessuali non protetti con partner occasionali.

Le infezioni genitali rappresentano una delle cause principali di infertilità femminile nella fascia d’età 20/40 anni.

Vaginosi batterica

La vaginosi batterica è una comune infezione polimicrobica dell’età fertile (15-44 anni) caratterizzata da una modificazione dell’ecosistema vaginale. Lo stato di salute vaginale si associa alla presenza di una flora batterica caratterizzata prevalentemente da Lattobacilli che, producendo acido lattico e perossido di idrogeno, mantengono il pH vaginale acido proteggendo dalle infezioni. In caso di Vaginosi batterica si verifica una riduzione dei lattobacilli, con conseguente aumento del pH vaginale, che favorisce la proliferazione di batteri anerobi, anaerobi esigenti o non coltivabili quali ad esempio Gardnerella vaginalis, Mycoplasma, Ureaplasma, Mobiluncus sp., Prevotella sp..
L’insorgenza della vaginosi batterica è favorita da fattori quali: fumo, utilizzo di contraccettivi intrauterini (spirale), lavande vaginali frequenti o antibiotici.
Sintomi e complicanze
La Vaginosi batterica è caratterizzata da un aumento del pH vaginale e da secrezioni vaginali biancastre e maleodoranti, che possono associarsi a dolore, prurito o bruciore. In molti casi, tuttavia, può essere asintomatica e rilevata nel corso della visita ginecologica o attraverso specifiche analisi di laboratorio.
Le donne con vaginosi batterica sono soggette ad un rischio maggiore di contrarre alcune malattie a trasmissione sessuale (HIV, N. gonorrhoeae, C. trachomatis e HSV2), a complicanze post-chirurgiche ginecologiche e al ripresentarsi frequente della vaginosi (590 – 593)
Inoltre, se non correttamente diagnosticata e trattata, la vaginosi batterica può determinare importanti complicanze ostetrico-ginecologiche. In gravidanza l’infezione può favorire l’aborto, il parto pretermine e la rottura prematura delle membrane. A livello ginecologico i batteri patogeni responsabili della vaginosi batterica possono provocare infezione pelvica, endometriti e cerviciti con conseguenze negative anche relativamente alla fertilità. Viste le importanti ripercussioni che possono verificarsi a seguito dell’infezione, risulta estremamente importante una corretta e tempestiva diagnosi della Vaginosi batterica al fine di allestire un opportuno piano terapeutico.

Infezioni Sessualmente Trasmesse

Per Infezioni Sessualmente Trasmesse si intende una varietà di sindromi cliniche causate da oltre venti tipi di microrganismi tra batteri, virus, protozoi e parassiti che possono essere acquisiti e trasmessi prevalentemente mediante l’attività sessuale. Attualmente si conoscono circa trenta infezioni che interessano prevalentemente soggetti di età compresa tra i 15 e i 49 anni e, che se non diagnosticate e adeguatamente trattate, possono determinare importanti conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo maschile e femminile. Relativamente al sesso maschile la presenza delle infezioni può correlare con stenosi, epididimiti, infertilità e tumori del pene mentre nella donna può associarsi a sterilità tubarica, malattia infiammatoria pelvica, parto pretermine, aborto, tumore alla cervice uterina, infertilità.
Negli ultimi 20 anni è stato osservato, sia a livello europeo che a livello italiano, un importante aumento dell’incidenza di infezioni sessualmente trasmesse non solo di origine virale (HPV, HSV2, HIV) ma anche di quelle di origine batterica (sifilide, gonorrea, linfogranuloma venereo, ulcera molle e granuloma inguinale) soprattutto nelle grandi città metropolitane e a carico di popolazioni con un rischio di infezione più alto (omosessuali, minoranze etniche, migranti, soggetti dediti alla prostituzione, tossicodipendenti).

Altri soggetti a rischio sono le donne a causa della struttura anatomica genitale maggiormente favorevole alla colonizzazione microbica; pazienti con gravi deficit del sistema immunitario e gli adolescenti. Relativamente a questi ultimi si stima che 1 ragazza su 20 presenti un’infezione batterica contratta per via sessuale, con un’età di contagio sempre più bassa.

L’OMS stima che ogni anno, a livello mondiale, si verifichino circa 357 milioni di nuove infezioni di cui 1 su 4 rappresentate da: clamidia, gonorrea, sifilide e tricomoniasi.

Oltre 500 milioni di persone presentano un’infezione genitale da herpes simplex virus (HSV).

Una ragazza su 20 presenta un’infezione batterica contratta per via sessuale, con un’età di contagio sempre più bassa.

Le Infezioni Sessualmente Trasmesse sono responsabili del 30%-40% dei casi di sterilità femminile.

Clamydia

Infezione prodotta dal batterio gram-negativo Chlamydia trachomatis. Tra le infezioni sessualmente trasmesse è una delle più frequenti ed è più diffusa nei giovani fra i 15 e i 25 anni, con una percentuale del 7,7% rispetto al 5,5% della popolazione generale (Ministero della Salute). Nella donna l’infezione può provocare danni alle tube di Falloppio, malattia infiammatoria pelvica, gravidanza extrauterina e infertilità; nell’uomo può correlare con infezioni dell’epididimo, danno ai testicoli e infezioni alla prostata.
Può essere trasmessa oltre che per via sessuale anche dalla mamma durante il parto contagiando il neonato che potrà sviluppare congiuntivite e/o polmonite.
In genere l’infezione è asintomatica e l’unica forma di prevenzione è avere rapporti protetti. In caso di comportamenti a rischio e date le conseguenze che può provocare, è importante la sensibilizzazione del paziente in merito alla possibilità di rilevare la presenza dell’infezione attraverso un semplice tampone vaginale o uretrale.

Gonorrea

L’agente causale della gonorrea è Neisseria gonorrhoeae, un batterio diplococco Gram-negativo. A partire dal 2014, l’infezione presenta un trend in crescita con un aumento del 25% rispetto al 2013 e oltre 66.400 casi, ovvero 20 episodi ogni 100mila abitanti, segnalati nei 27 Paesi dell’Unione europea (Rapporto Epidemiologico Annuale del Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc).
In Italia si registrano ogni anno circa un centinaio di casi. L’infezione è più frequente nell’uomo che nella donna (rapporto 3:1) e nel 40% dei casi riguarda soggetti con età inferiore ai 25 anni.
In oltre la metà dei casi l’infezione è asintomatica rendendo il controllo della trasmissione della malattia ancora più complesso. In altri casi si può verificare cervicite muco purulenta, sanguinamento, dolori al basso ventre e infezioni faringee ed anali.

Nel caso in cui la gonorrea venga contratta in gravidanza, può provocare la rottura prematura delle membrane, parto prematuro e corionamniosite. Il neonato può contrarre l’infezione durante il parto con sviluppo di congiuntivite, artrite settica, meningite o polmonite.

Herpes genitale

L’agente eziologico è nell’80% dei casi il virus HSV-2 (Herpes Simplex Virus genitalis) anche se si osserva un numero crescente di lesioni prodotte da infezione da HSV-1 (Herpes Simplex Virus labialis).
La prevalenza dell’infezione da HSV-2 aumenta con l’età, a partire dall’adolescenza con l’inizio dell’attività sessuale, fino ad un picco intorno ai 40 anni. Si stima che in Italia circa il 10% della popolazione adulta sia infetta da HSV-2, in molti casi in maniera asintomatica o con sintomatologia aspecifica (presenza di vescicole nell’area genitale, endovaginali e/o sintomatologia cistitica). Al 2013 in Italia risultavano segnalati 7860 casi di herpes genitali.
Le donne che contraggono l’infezione in prossimità del parto hanno una percentuale di trasmissione al nascituro intorno al 30-50%. Per evitare l’infezione neonatale può essere consigliato il ricorso al taglio cesareo.

Trichomonas vaginalis

L’infezione estremamente contagiosa è provocata dal protozoo Trichomonas vaginalis che infetta vagina, vulva e uretra. Il contagio può avvenire oltre che per via sessuale anche dall’utilizzo di indumenti e oggetti contaminati.
La sintomatologia può in circa il 70% dei casi essere minima o associarsi a prurito, bruciore, perdite vaginali giallo-verdastre, maleodoranti e con irritazione della vulva.
La tricosomiasi può aumentare il rischio di contrarre o di trasmettere altre infezioni (come l’HIV) per via sessuale. Inoltre, l’infezione in gravidanza si associa a la rottura prematura delle membrane, parti pretermine e nascite di basso peso.
La prevenzione dell’infezione si realizza attraverso rapporti sessuali protetti e attraverso un’azione di screening su donne che riferiscono perdite vaginali ricorrenti o che presentano altre infezioni sessualmente trasmissibili come Clamidia e Gonorrea.
Sifilide
Costituisce una delle più importanti malattie sessualmente trasmissibili ed è provocata dal batterio Treponema pallidum che infetta le mucose dei genitali e della bocca provocando piaghe spesso indolori attraverso le quali avviene il contagio. Negli ultimi anni si è osservato un aumento della malattia, al 31 dicembre 2013 i casi di sifilide latente erano 9190 con un conseguente aumento della possibilità di contagio tra la popolazione.
In base alle evidenze cliniche, la sifilide viene classificata in primaria, secondaria, fase latente e terziaria.
Sifilide primaria: comparsa di lesioni tondeggianti simili a ferite sui genitali o nella zona di contatto sessuale che possono sparire spontaneamente entro un mese anche senza trattamento. Qualora non venga eseguita un’adeguata terapia, l’infezione rimane presente nell’organismo e darà luogo all’insorgenza della sifilide secondaria.
Sifilide secondaria: successivamente alla scomparsa delle lesioni iniziali, si osserva la comparsa di screpolature tondeggianti a livello delle mani e dei piedi e macchie tondeggianti diffuse su tronco e arti.
La fase latente della sifilide inizia alla scomparsa della precedente sintomatologia. In assenza di adeguato trattamento, l’infezione permane silente a livello sistemico anche per anni senza dar origine ad alcuna evidenza clinica.
Sifilide terziaria: estremamente rara, si verifica a lungo termine (anche dopo decenni dall’infezione) ed è caratterizzata da gravi complicanze cardiologiche, neurologiche ed ossee fino alla morte.
In caso di gravidanza l’infezione può essere trasmessa al nascituro provocando nascite di basso peso, nascite premature o morte del feto. Un neonato infetto può non mostrare segni di malattia, ma la mancanza di una tempestiva diagnosi e di un adeguato trattamento può determinare nel giro di qualche settimana l’insorgenza di complicanze quali cataratta, sordità, convulsioni e perfino la morte.
La prevenzione dell’infezione si realizza attraverso rapporti sessuali protetti e attraverso un’azione di screening su soggetti che hanno avuto rapporti sessuali a rischio. Un’adeguata terapia antibiotica è in grado di risolvere l’infezione ma non i danni prodotti dalla stessa.
In considerazione della sintomatologia che può essere facilmente confusa con quella di altre patologie sistemiche, la sola valutazione clinica non è sufficiente alla diagnosi che può essere confermata solo da test di laboratorio da eseguire anche nel follow-up per accertare l’efficacia della terapia.
Mycoplasma genitalium
E’ un batterio che infetta le mucose di uretra, cervice e endometrio. L’infezione si trasmette per via sessuale e spesso risulta asintomatica. La sintomatologia, quando presente, si associa a dolore nell’area pelvica e durante i rapporti sessuali, perdite vaginali anomale e cervicite. A seguito di positività del tampone cervicale è opportuno eseguire il test anche sul partner. La trasmissione dell’infezione può avvenire anche in modo verticale dalla madre al figlio.
A seguito dell’infezione per via sessuale, Mycoplasma genitalium può provocare un’infezione a livello endometriale o tubarico con conseguente infiammazione tubarica e infertilità.
Ci sono evidenze in merito all’esistenza di una correlazione tra la presenza del batterio nella malattia infiammatoria pelvica e in caso di endometriosi.
La presenza del batterio è stata rilevata nel 10-30% delle donne con cervicite e in circa il 22% di quelle affette da malattia infiammatoria pelvica.
La rilevazione dell’infezione tramite coltura o metodi sierologici è estremamente complessa, mentre l’utilizzo di tecniche biomolecolari garantisce alta sensibilità e specificità dell’analisi. Una diagnosi precoce dell’infezione può contribuire a ridurre il tasso di infertilità anche qualora non siano presenti fattori di rischio noti (disturbi ormonali e sindrome dell’ovaio policistico).

Candidosi

La candida è un fungo che fa parte della normale flora microbica vaginale e che in determinate condizioni può diventare patogeno dando origine a Candidosi, un’infezione vaginale estremamente comune e trasmissibile per via sessuale. Si stima che oltre il 75% delle donne manifesti un episodio di candidosi nel corso della propria vita e che nel 4-5% dei casi la manifestazione clinica recidivi oltre 3 volte nel corso di un anno (vaginite ricorrente cronica).
Condizioni particolari quali deficit immunologici, diabete, uso di pillola anticoncezionale o di antibiotici, infezione da HIV possono favorire il passaggio alla forma clinica dell’infezione con crescita fungina rapida e abbondante.
La sintomatologia comprende arrossamento, bruciore, prurito genitale, perdite biancastre, dolore durante i rapporti e alla minzione. La trasmissione avviene per via sessuale o per utilizzo promiscuo di biancheria usata da persona infetta.
La terapia della candidosi sia sistemica che locale (con crema, ovuli e lavande) è di tipo fungostatico e va eseguita su entrambi i partner. L’infezione può recidivare facilmente dopo l’interruzione della terapia. L’unica forma di prevenzione possibile consiste nei rapporti sessuali protetti.
Come ordinare il kit di prelievo VPT
E’ possibile ordinare i kit di prelievo registrandosi sul nostro sito https://www.biomoleculardiagnostic.com e accedendo all’area riservata mediante la propria username e password. I kit saranno consegnati tramite corriere entro 2 giorni dall’ordine. Nella compilazione del modulo di richiesta il ginecologo potrà selezionare una o più tipologie di analisi da eseguire sul campione scegliendo tra:
VPT full panel permette la valutazione dello stato di salute vaginale, attraverso lo screening di oltre 30 microrganismi associati a infezioni, problematiche riproduttive e malattie sessualmente trasmissibili.
VPT Vaginosi permette di identificare le modificazione della flora vaginale tipiche della Vaginosi batterica: riduzione dei lattobacilli (che sono prevalenti nell’ecosistema vaginale in assenza di infezione) con conseguente aumento del pH vaginale che favorisce la proliferazione dei microrganismi patogeni.
VPT Candida consente di avvalorare la diagnosi di candidosi grazie allo screening molecolare di 7 ceppi fungini. L’infezione è trasmissibile per via sessuale e può insorgere in concomitanza di deficit immunologici, diabete, utilizzo di pillola anticoncezionale, utilizzo di antibiotici e infezione da HIV.
VPT Sexually Transmitted Diseases individua la presenza di infezioni sessualmente trasmissibili responsabili dell’insorgenza di herpes genitale, gonorrea, sifilide, vaginite, infiammazione pelvica e ulcere genitali. L’infezione non adeguatamente trattata può provocare sterilità, gravidanze extrauterine e aborti oltre a importanti manifestazioni sistemiche.
VPT Fertility consente di individuare la presenza a livello vaginale di infezioni correlate alla riduzione della fertilità o con importanti problematiche ostetriche quali parto pretermine, rottura premature delle membrane e nascite di basso peso.

Tempi di refertazione

I tempi tecnici standard di refertazione sono di 3-4 giorni dal giorno dell’arrivo dei campioni in laboratorio. I referti saranno inviati via e-mail al medico richiedente.
Metodologia
I test VPT vengono eseguiti con le più innovative metodologie biomolecolari di RealTime PCR che garantiscono alta specificità e sensibilità nella rilevazione di un’ampia gamma di patogeni implicati nelle più comuni e significative infezioni vaginali. L’utilizzo di sonde TaqMan, che riconoscono e legano in maniera specifica il genoma microbico, offre estrema affidabilità e riproducibilità dei risultati qualitativi e semiquantitativi oltre ad una riduzione dei tempi di risposta e dei costi rispetto alle metodiche tradizionali.
I risultati ottenuti non devono essere utilizzati come unico strumento di valutazione clinica e per impostare un eventuale trattamento.